Perché è importante mangiare locale e comprare a chilometro zero

Che cos’è vivere bene, stare bene?

Che cos’è l’ecologia? Che cos’è l’economia?

Che cos’è il nostro futuro?

Con queste domande si apre il libro di Vandana Shiva, intitolato “Il pianeta di tutti” che tenta di dare delle risposte alle domande fondamentali partendo dal cibo e da come la sua produzione sia legata al destino dell’uomo.

Un passo indietro. 

Nel 1905 il botanico inglese Albert Howard decise di recarsi in India per introdurvi i sistemi agricoli occidentali, al fine di colonizzare quelle terre. Trovò sistemi sofisticati che avevano permesso all’agricoltura indiana di prosperare per secoli. Decise, pertanto, di farsi insegnare dai contadini le buone pratiche agricole, anziché imporre le proprie.

Il suo The Agriculture Testament, sintesi di quanto appreso, è ancor oggi considerato la bibbia dell’agricoltura organica moderna.

Due le lezioni fondamentali da lui assimilate: l’importanza della diversità e la legge del ritorno.

L’agricoltura sostenibile si fonda sull’integrazione di coltivazioni, piante e animali diversi in ogni piccolo luogo e fattoria. A titolo di esempio, in Alto Adige non ci sono le varietà di colture che si trovano in Puglia. La varietà di coltivazioni produce una ricchezza di sostanze nutritive per il suolo, oltre che per gli animali e per gli esseri umani.

Albert Howard 1873 – 1947

La legge del ritorno si fonda sulla restituzione alla natura e alla società di ciò che da esse riceviamo.

Sviluppò, pertanto, il famoso metodo di composting, meglio noto come Indore.

Il compostaggio è il sistema di miscelazione e decomposizione dei rifiuti naturali (letame, immondizia, etc.) in un mucchio o fossa, in modo da ottenere un prodotto simile a quello che la foresta produce sul suo pavimento. Il compost è molto ricco di humus. È l’humus che nutre i microbi del suolo e migliora la consistenza del suolo. Rende il terreno più facile da lavorare, ha una migliore aerazione e assorbimento e trattiene più acqua, oltre che fornire nutrienti per la crescita delle piante.

La perdita di diversità nei nostri campi e nelle nostre diete, dovuta alla diffusione, negli ultimi cinquant’anni, dell’agricoltura industriale, non solo contribuisce alla crisi ecologica, ma favorisce lo sviluppo di nuove patologie e malattie.

Cosa significa “ecologia” ed “economia”?

I termini “ecologia” ed “economia” derivano, entrambi, dalla parola greca oikos, che significa “casa”. L’ecologia è la scienza della casa, l’economia dovrebbe avere per oggetto l’amministrazione della casa.

Quando l’economia opera in conflitto con l’ecologia, il risultato è la cattiva amministrazione della Terra.

Le crisi che ci affliggono – climatica, idrica, della biodiversità, la crisi alimentare – sono i sintomi di questa mal gestione.

Più del 90% delle varietà agricole è scomparso: il 75% circa della diversità genetica vegetale è stato portato all’estinzione dalle monocolture imposte dalle corporation globali con i loro modelli di agro-industria. Corporation che non hanno doveri né nei confronti della Terra né in quelli della società, bensì solo diritti illimitati allo sfruttamento di entrambe.

In ultima analisi, l’agricoltura industriale è responsabile del 50% delle emissioni dei gas serra che alimentano il cambiamento climatico.

Fame, malnutrizione, obesità, diabete, allergie, cancri, disturbi neurologici sono connaturati a un sistema alimentare fondato sui pesticidi e sulle tossine.

Cosa posso fare io?

La risposta a tutto questo diventa la localizzazione, il contro-programma dei cittadini per proteggere l’ambiente e valorizzare le colture locali, legate alle stagioni e ai ritmi della natura. Se possibile biologiche, che rispettano il suolo e la biodiversità.

Con la localizzazione il cittadino si riappropria dei beni comuni e della possibilità di creazione di nuovi beni comuni fuori dalla portata delle corporation globali in cui egli stesso diventa creatore, insieme alla Terra, di cibo, vestiti, abitazioni, consumi migliori per tutti.

La localizzazione è un imperativo etico ed ecologico.

Se nel calcolare il costo di ciò che mangiamo consideriamo anche la distruzione delle piccole aziende agricole, lo sradicamento delle comunità contadine, la desertificazione del suolo, la scomparsa della biodiversità, la tortura degli animali negli allevamenti intensivi, la destabilizzazione del clima, il cibo “a basso costo” coltivato con le sostanze chimiche diventa un costo sociale troppo elevato da sostenere.

Senza trattare il tema del trasporto dei prodotti che arrivano da lontano, che è una delle tre cause principali d’inquinamento al mondo (alimenti, trasporti, edilizia).

L’umanità si trova a un bivio evolutivo. Possiamo scegliere di proseguire il cammino verso la nostra estinzione, oppure decidere di gettare le basi del nostro futuro, in quanto membri della Terra, con la consapevolezza che l’estinzione non è inevitabile. Abbiamo il potenziale per seguire un altro cammino, quello della co-evoluzione pacifica con le altre specie esistenti sul pianeta.

O faremo pace con la Terra e ci garantiremo la sopravvivenza, dopo esserci resi conto di appartenere a questo pianeta, o ci estingueremo come umani portando con noi all’estinzione milioni di altre specie.

Possiamo cominciare le grandi battaglie dai gesti quotidiani, com’è quello di comprare le verdure dal fruttivendolo sotto casa o al mercato della frutta biologico, la carne dal macellaio di fiducia, il libro nella libreria sotto casa, invece che on line, i vestiti nel negozio cittadino.

Informarci, chiedere la provenienza di ciò che acquistiamo, pretendere che ci siano le etichette che ci spiegano tutto. Questo è l’inizio.

Abbiamo una grande possibilità: il potere di acquisto, che può diventare la nostra battaglia quotidiana.